Un pomeriggio tra i colori di Burano a Venezia
Nel lontano 1965, Giuseppe Donaggio detto “Pino” partecipava al festival di Sanremo con una canzone destinata a rimanere impressa nella storia della musica italiana: “Io che non vivo (senza te)”. Ebbene, dopo aver ammirato la meravigliosa cittadina di Burano, ho ragione di credere che Donaggio, cantando, pensasse proprio alla sua mitica terra natale. Sì, perché il piccolissimo centro abitato da appena 2000 anime è una magnifica perla di rara bellezza, una di quelle località dal fascino disarmante che ti rimangono dentro per la loro incredibile semplicità.
Un Mosaico di Colori: ecco l’origine delle case colorate di Burano
All’apparenza un borgo marinaro come tanti altri: minuscole case variopinte, vicoli stretti percorsi da gente allegra e sorridente, vecchiette che cuciono appena fuori la porta di casa. Se non fosse per la temperatura fresca sembrerebbe quasi di trovarsi in un paese tipicamente meridionale. Ma Burano è speciale, unica nel suo genere. I fantastici colori delle abitazioni balzano subito all’occhio. Vividi e lampanti, perfettamente distinguibili. Questa era la loro originaria funzione: rendere riconoscibili, dalla lunga distanza, le abitazioni dei marinai di ritorno verso casa dopo giorni e giorni trascorsi in mare aperto.
Ad ogni modo, il contesto sgargiante e pittoresco è semplicemente la punta dell’iceberg: la caratteristica superficiale che attira il visitatore, quasi uno specchietto per le allodole. Insomma, se è vero che Venezia entra diritto praticamente in tutte le classifiche delle più belle città europee da visitare, è anche vero che parte dei meriti vanno riconosciuti a questa sua incredibile frazione insulare! Sono davvero tante le qualità: su tutte spicca il grande patrimonio culturale. Di storie e leggende da raccontare su Burano ce ne sono tante, la maggior parte di esse vengono tramandate e gelosamente custodite dagli abitanti stessi.
Leggende e Tradizioni di Burano
Camminando per le vie si giunge ad un certo punto nella Piazza Baldassare Galluppi, tra le più importanti del paesino. All’esterno si nota il campanile pendente, all’interno è presente un quadro ispirato appunto ad una delle leggende più note, legata ai tre Santi Protettori del borgo. Era l’anno mille quando venne visto galleggiare in acqua un faretro in pietra pesantissimo. Si dice che nessuno dei nerboruti pescatori che lo avvistarono furono in grado di recuperare ed aprire la cassa. Fu necessario l’intervento di quattro bambini dall’animo puro, i quali riuscirono a portarlo a riva svelando il suo contenuto. Al suo interno furono rinvenuti i corpi di Sant’Albano, San Domenico e Sant’Orso, da quel momento in poi divenuti i patroni di Burano.
Abbandonarsi tra le stradine del centro, gustare il tradizionale “bussolà” accompagnato da un calice di ottimo “vin santo”: la natura “genuina” di questi semplici gesti provoca forti emozione, rendendo memorabile l’esperienza. Eppure è solo ammirando uno dei tipici merletti che ci si rende conto veramente della ricchezza del luogo. Non a caso, questa grandissima tradizione è legata ad un’altra suggestiva leggenda… Si narra che in tempi antichi,un marinaio innamorato della sua promessa sposa fu sedotto da una sirena. Il pover’uomo riuscì a resistere alla tentazione, così la sirena commossa per la sua fedeltà, gli regalò un dono speciale da portare alla sua amata: un velo creato dalla spuma delle onde del mare. Da quel momento le donne del paese tentano di riprodurre con mezzi umani quel merletto favoloso, e ancora oggi a distanza di secoli questa usanza permane.